Nella seduta del 28 gennaio, la Giunta Regionale ha presentato una relazione, elaborata con diversi soggetti competenti tra i quali: IRES Piemonte, il Coordinamento dei Servizi per Disturbo da Gioco d’Azzardo del Piemonte presso ASL TO3, l’Osservatorio Epidemiologico delle dipendenze, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), i Dipartimenti di Patologia delle Dipendenze delle ASL della Regione, Eclectica e diversi uffici regionali responsabili.

Questa relazione propone una valutazione d’impatto della legge nel triennio 2016-2019, coinvolgendo quindi anche il primo semestre di applicazione del cosiddetto “distanziometro”, introdotto a maggio 2019, uno degli elementi su cui si sta opponendo la maggioranza in Consiglio regionale.
La spesa relativa al gioco legale in Piemonte ha mostrato un’inversione di tendenza dei volumi di gioco presso esercizi commerciali autorizzati, dal 2016 (entrata in vigore della legge regionale) al 2019 di 15,2 punti percentuali, corrispondenti a circa 1.440 milioni di euro spesi in meno. Quanto alle perdite subite dai giocatori l’inversione è di 19,1 punti, con una riduzione delle perdite di circa 458 milioni di euro. Significa che in 4 anni la misura regionale ha avuto un effetto redistributivo di 458 milioni di euro per i cittadini piemontesi, reimmettendo quel denaro non perso nei consumi delle famiglie e nell’economia reale.

A fronte di questo andamento, non risulta un aumento del gioco online maggiore rispetto alle altre regioni: nel triennio 2016-2019 i volumi di gioco a distanza hanno subìto una crescita molto simile sia in Piemonte (+70%) che nel resto d’Italia (+72%).
“In Piemonte il distanziometro ha portato le slot a una ogni 3000 abitanti, mentre in Italia sono una ogni 1000. Dallo studio del CNR le ordinanze dei Comuni hanno prodotto una diminuzione maggiore dei volumi laddove sono state più severe. I dati epidemiologici mostrano le prese in carico presso i servizi ridursi in Piemonte del 20%, da 1327 a 1054, rispetto alle altre grandi regioni del Nord in cui sono aumentate. Dalle evidenze disponibili già nel 2018 – ha detto Paolo Jarre dell’Osservatorio Regionale sulle dipendenze – la platea dei giocatori è di 10 punti percentuali minore rispetto al dato nazionale, il 32% contro 41%, e i giocatori a rischio sono la metà di quelli del resto d’Italia”.

Un’altra critica sollevata nei confronti della legge 9/2016 è che avrebbe ridotto il volume d’affari delle aziende in questo campo, influendo negativamente sul tasso d’occupazione degli impiegati nel settore. I dati smentiscono tale ipotesi. Secondo l’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro del Piemonte nelle tabaccherie l’andamento è abbastanza stabile e tra il 2016 e il 2019 il saldo assunzioni-cessazioni è positivo, mentre per le sale da gioco è leggermente negativo, ma in linea con il trend generale del mercato del lavoro.

Inoltre, se è vero che i processi sociali influenzano la psicologia dell’individuo, è altrettanto vero che la creatività del pensiero individuale può dare impulso di cambiamento a situazioni collettive, magari portando ad abbandonare l’ancestrale ed un po’ ingenuo ricorso  alla  “fortuna” almeno nelle questioni di grande rilievo economico-sociale.  A dimostrazione, la timida protesta realizzata attraverso un cartello posto sopra un registratore di cassa in una panetteria con la scritta:  “non siamo una sala giochi !”

Con la speranza che questa consapevolezza si estenda, attendiamo la prossima estrazione.

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