Gli studi condotti in questi ultimi anni evidenziano un fenomeno forse inaspettato: il gioco d’azzardo, nelle sue forme sane e patologiche, sarebbe in progressivo aumento tra gli anziani.

Nella maggior parte dei casi sono l’isolamento e la mancanza di socializzazione a spingere l’anziano a cercare attività che possano riempire tale vuoto comunicativo; pensionamento, vedovanza, mancanza o lontananza dei figli provocano spesso l’isolamento, da cui origina un sentimento di solitudine, che a sua volta può portare ad uno stato di depressione.

Se il lungo tempo libero non viene in qualche modo impegnato e valorizzato, rischia di essere solo un “tempo vuoto”; riuscire a passare il tempo, a trascorrere bene la giornata, può voler dire cercare soddisfazioni momentanee, rifornirsi di piccoli piaceri, producendo sensazioni che almeno per qualche istante consentano di aprire un varco nella noia. L’illusione e l’emozione di una improbabile vincita al gioco costituiscono uno di questi momenti: il gioco d’azzardo, infatti, “cattura l’attimo”, con un’eccitazione che inizia con l’idea di sfidare la sorte, prosegue nella trepidazione dell’attesa del risultato, e si conclude con la delusione della perdita a cui si reagisce covando mentalmente la rivincita.( Mauro Croce, Fabrizio Arrigoni)

Secondo i dati del CNR, IPSAD 2017-2018, nel corso del 2017 hanno giocato 17 milioni di italiani; tra questi sono circa 2 milioni i giocatori di età compresa tra i 65 e i 74 anni, quasi il doppio rispetto al 2013/2014.

Una delle indagini più esaustive condotte sulla popolazione anziana e il gioco d’azzardo è stata l’indagine Anziani e Azzardo del 2014, condotta da Gruppo Abele, Auser Nazionale e in collaborazione con Libera, ed ha avuto come obiettivo l’esplorazione del comportamento di gioco d’azzardo tra la popolazione over 65 incontrata da Auser in 15 regioni d’Italia (tra cui Piemonte).

La ricerca ha rilevato come il 70 per cento degli intervistati avesse giocato d’azzardo almeno una volta nell’anno precedente:  più della metà di questi ultimi,  il 56 per cento,  lo fa abitualmente, ma con  comportamenti che finora non hanno mai portato rilevanti problemi economici, legali o di salute nella loro vita. C’è però un 14,5 per cento che presenta abitudini fortemente a rischio; mentre per un altro 16,5 per cento il gioco rappresenta un problema di gravità elevata.

In altre parole, in Italia un anziano su tre ha un problema di gioco patologico:  il che, semplificando, implica il crescere di usura, debiti, marginalità sociale, rischio di comportamenti illegali, fino ad arrivare all’autolesionismo.

Secondo Enrico Costa, presidente nazionale dell’Auser,: “il primo strumento per intervenire sul problema è andare a colmare quel deficit di luoghi di socializzazione che isola sempre di più queste persone. Oggi si va nelle sale scommesse anche per poter ammazzare il tempo o per incontrare qualcuno, allo stesso modo in cui una volta si andava al bar a giocare la schedina del Totocalcio. È per questo che l’Auser ha trasformato tutte le sue sedi in circoli culturali, mettendo in piedi attività come i corsi dell’Università popolare, che sono gratuiti e spesso vengono attivati su espressa richiesta dei nostri utenti”.

“Gli anziani, e in particolar modo i pensionati – spiega Leopoldo Grosso, vicepresidente del Gruppo Abele – sono soggetti d’elezione per truffe e raggiri, proprio per il loro bisogno di contatto umano, oltre che per la disponibilità di tempo e denaro: paradossalmente, per questo mercato, anche un individuo che percepisce una pensione minima è più appetibile di un imprenditore, i cui introiti possono essere maggiori ma non altrettanto costanti nel tempo”.

Ma esistono degli efficaci strumenti per aiutare gli anziani colpiti dalle ludopatie?
“Il percorso terapeutico – conclude Grosso – è analogo a quello utilizzato per altre forme di dipendenza, solo con alcune specificità: in primo luogo, trattandosi di persone anziane, bisogna tener conto che si parla spesso di soggetti già assillati da problemi di varia natura: bisogna lavorare in primo luogo sul recupero o sul rinsaldamento della rete sociale e affettiva di riferimento, composta da soprattutto dai familiari e dalle reti amicali… Bisogna inoltre tener conto del fatto che parlare di gioco d’azzardo significa spesso trovarsi di fronte a situazioni di indebitamento o di vero e proprio strozzinaggio: il grande alleato della terapia sono in questi casi le associazioni di lotta all’usura, che intervengono per la rinegoziazione e la rateizzazione del debito, denunciando, dove necessario, eventuali illeciti”.

La Regione Piemonte è intervenuta con la Legge Regionale 9/2016 per prevenire e contrastare il gioco d’azzardo patologico e tutelare soprattutto le fasce più deboli come giovani e anziani ; la legge regionale prevede anche un articolato piano di interventi di carattere educativo e culturale per aumentare la consapevolezza dei rischio legati alla dipendenza da gioco; diversi sono gli interventi sul territorio e sempre più con attenzione rivolta agli anziani.

“Se vecchiaia sapesse…” è un progetto di  prevenzione e limitazione dei rischi  del gioco d’azzardo,  rivolto alla popolazione anziana, iniziato a gennaio 2018 nei Comuni di Bruino, Piossasco e Volvera, in collaborazione con il Dipartimento Patologia delle dipendenze dell’ASL To 3.
Viene realizzato attraverso  percorsi di arruolamento e formazione di cittadini ultra sessantacinquenni,  “educatori alla pari” che, a loro volta  organizzano iniziative di formazione e sensibilizzazione sui rischi derivanti dal gioco in denaro eccessivo, nei confronti dei loro coetanei, attraverso modalità proprie e nei luoghi di aggregazione.

“Game- over 65” sono misure di prevenzione e sensibilizzazione realizzate invece sui Comuni della provincia di Cuneo, nell’ambito del progetto “Punta su di te 2.0”, promosso dalla Fondazione CRC in collaborazione con l’Asl Cn 1, l’Asl Cn 2, il Consorzio CIS e la Cooperativa Sociale “Ro&Ro”. Obiettivo del progetto è quello di incontrare, motivare e formare anziani sul tema del gioco d’azzardo patologico e si propone, oltre a dare informazioni su ciò che significa l’azzardo dal punto di vita sociale, sanitario ed economico, di attivare un pensiero critico e propositivo su questo tema e di rendere gli anziani attivi e costruttori di iniziative di prevenzione.

In questi mesi sono stati realizzati incontri con Centri Anziani, nonni vigile, Consulte Anziani, Unitre di Alba, Bra, Mondovì, Cuneo, Fossano, Savigliano e Saluzzo. In particolare con la collaborazione della Consulta Anziani di Savigliano, il Centro Anziani Famija Saluseisa di Saluzzo e la SOMS di Fossano si stanno organizzando incontri informativi rivolti agli iscritti e aperti alla popolazione e si sta realizzando una locandina informativa sui rischi legati al gioco d’azzardo specificamente rivolta alla terza età; l’ipotesi è di affiggerle nelle farmacie, presso le Poste, nelle bacheche delle chiese, oltre ai centri di aggregazione per gli anziani.

Link:

https://www.auseremiliaromagna.it/node/243

www.redattoresociale.it/…/Anziani-e-gioco-d-azzardo-e-la-solitudine-il-vero-nemico